Mamoiada e alcuni dei suoi Cannonau urlanti di luce

28 Febbraio 2018
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You can depend on the stars and planets yeah
They’ll always tell you the truth.

Gil Scott-Heron, The Train From Washington

Mamoiada e alcuni dei suoi Cannonau urlanti di luce

La Sardegna non è un’isola ma è un continente straboccante di bellezza, luce e bontà. La Sardegna è una costellazione pulviscolare di interi mondi e pianeti gastronomici. Esempio virtuoso per tanto grigiore produttivo e tanta omologazione enologica in circolazione, di come una microzona vitivinicola circostanziata – Mamoiada appunto – possa invece esprimere un patrimonio tale di diversità, ricchezza e unicità, una infinita tavolozza di sapori distinti da una vigna all’altra cioè da un vino all’altro, nonostante all’origine ci sia uno stesso vitigno di base.

Questa stupefacente orizzontale di 14 cannonau da 14 piccoli produttori artigiani del vino a Mamoiadal’abbiamo messa in piedi il 22 gennaio scorso alla Rimessa Roscioli con il contributo sostanziale di Dario Cappelloni (Doctor Wine e vice-curatore della “Guida Essenziale ai Vini d’Italia).IMG_0742Mamoiada è un piccolo centro della Barbagia, neanche 3000 abitanti, dove si producono tra i vini più “identitari” della Sardegna. Negli ultimi anni in particolare il numero di produttori che hanno deciso di imbottigliare il proprio vino si sono moltiplicati: da tre che erano fino a 3 anni fa, arriveranno ad una ventina nel corso del 2018. La cosa davvero notevole è che la quasi totalità è composta da giovani e giovanissimi. La cena/degustazione alla Rimessa si è proposta proprio di far conoscere quasta nuova realtà con le sue diverse interpretazioni del territorio. In molti casi assaggiando vini alla loro prima uscita in bottiglia, vere e proprie anteprime, dal produttore al consumatore.
IMG_0740Questa la lista di alcuni dei vini bevuti durante la cena:

Cantina Canneddu

Cantina Vikevike di Simone Sedilesu
Cantina Luca Gungui
Cantina Francesco Cadinu
Cantina Pub Agricolo
Cantina Muzzanu
Cantina Eminas
Cantina Gaia
Cantina Montisci vitzizzai

Tenuta Bonamici
Cantina fratelli Mele
Cantina Giovanni Ladu
Cantina Osvaldo Soddu

IMG_0747Di seguito, in verde, leggiamo il resoconto vibrante in prima persona esposto dal nostro “testimone auricolare” Bruno Frisini che ha partecipato alla serata seduto a uno dei tavoli sociali che hanno visto avvicendarsi un bel pubblico di degustatori smaliziati, bevitori cioè aperti di sguardo, di mente e palato.

g.s.

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Grida di gioia a Mamoiada26733930_1503491243081375_4756239078788689504_n

Tutto è cominciato con un caffè espresso, a esser precisi si trattava di uno specialty monorigine brasiliano della regione dell’Espirito Santo. Ma questo poco importa.

Davanti il calice a tulipano con dentro lo scuro liquido, caldo, odoroso, apparentemente fuori dal proprio habitat-tazzina, ma non senza ragione privato di quest’ultima, riflettevo, con alcuni compagni di eno-scarrozzate, su ciò che ci aspettava quella sera.
Mi fu chiesto: “Mamoiada… Ma dove ci stai portando? E cosa andiamo a bere?” Spiazzato da una domanda così semplice e al contempo decisamente complessa da esaurire in poche parole, provai a unire tra loro quei pochi, anzi pochissimi pezzi che custodivo in mente di una vera e propria mappa del tesoro.Zandomeneghi, Paesaggio [3] Sapevo che Mamoiada: è un comune in provincia di Nuoro, situato nell’entroterra Sardo della Barbagia; si pratica viticoltura ad altitudini elevate; vi erano, fino a pochissimi anni orsono, tre viticoltori che imbottigliavano vino, ad oggi se ne contano ventuno; i vigneti poggiano su terreno granitico in disfacimento; il vitigno simbolo è il Cannonau; e, tanto per completare l’idea di quanto fossero frastagliate e disomogenee le informazioni in mio possesso, è terra e regno dei Mamuthones (maschere-protagoniste di un noto rito apotropaico, scandito dal ritmo di sonagli, utile ad allontanare il male e propiziare raccolti abbondanti).

set-di-mamuthonesLa risposta alla domanda fu quindi un’evidente conseguenza di come un degustatore “scafato” provi a interpretare tutti gli indizi a propria disposizione, seppur pochi e raffazzonati: “Prepariamoci a bere dei Cannonau affilati, taglienti, lame pronte a sorprendere il nostro palato, colpevole di non averli presi prima in considerazione. Creature forse ancora un po’ scontrose, ruvide, ma senza ombra di dubbio celanti verità assolute e indiscutibili, figlie di una terra per troppo tempo dimenticata da Dioniso.”426B3987 La premessa era stata formulata, bisognava solo accendere il motore dell’automobile e raggiungere il luogo dell’incontro.
“Rimessa Roscioli nasce dall’idea che i migliori cibi e vini vengano da materie prime semplici e di qualità, dalla passione e dall’eredità culturale tramandataci nel tempo.” Non poteva esserci luogo migliore per presentare al mondo un territorio così rispondente a queste poche norme utili all’orientamento del buon consumatore.
Arrivati con un cospicuo anticipo, talmente grande era la voglia di fare nuove scoperte, veniamo accolti dal padrone di casa, nonché amico fraterno, Gae Saccoccio, definito nel corso della serata vero e proprio “cane da tartufo” per la fenomenale capacità di scovare, scandagliare e dissezionare realtà tanto piccole quanto immaginifiche.sassu-centauro-2-556x600 Facciamo immediatamente la conoscenza anche di chi avrebbe mantenuto in mano il timone che ci avrebbe guidato lungo tutto l’arco della serata-traversata delle “coste” (intese ovviamente come collinari) Mamoiadine.

“Piacere, sono Dario!” Stretta la mano, notai subito una scintilla nei suoi occhi. Non sbagliai. Non fu un’impressione e di questo ne ebbi la conferma. Dario Cappelloni, firma giornalistica di spessore, passione e professionalità, si presenta a noi invitandoci ad avvinare da subito i nostri pensieri con vere e proprie campionature di esperimenti enologici (?) del Beaujolais da poco arrivati in Rimessa, sicuro che tutto ciò che da quel momento in poi sarebbe seguito, partiva da un paio di gradini più in alto (a esser buoni).

Telemaco_Signorini_001Terminato un aperitivo caratterizzato da racconti e statistiche sull’incredibile consumo procapite Sardo di birra e da qualche breve anticipazione di ciò che da lì a poco avrebbe preso forma, fanno il loro ingresso due rappresentati dei quattordici protagonisti della serata: Luca Gungui dell’omonima azienda e Pasquale Bonamici a rappresentare la Tenuta Bonamici. Due ragazzi, due coraggiosi viticoltori che ben sanno cosa vogliono dalla propria vita e di conseguenza dalla propria terra (esistono ancora luoghi dove entrambe le cose formano un’unica e inscindibile forza).IMG_0744 La serata può avere inizio.
I ritmi sono cadenzati fin da subito, ma di contro risultava impossibile tenere a bada le emozioni già dal primo istante, troppa la materia umana e vitale presente in quei bicchieri: assaggi di luce e genuinità.
Il tavolo a cui siamo seduti sembrava andare e tornare in quelle terre. Un continuo perdere lo sguardo in quel rosso che tanto ricordava la polpa del frutto, simbolo d’amore che alterna pallore e rossore come il viso degli amanti. Un amore terreno, profano, erotico, ma anche venereo, puro e sacro. Un rosso di profondità sanguigne, autentiche, terragne, un rosso che brilla della luce materna del sole, che da’ forza e inturgidisce e rassoda i propri figli.
Pareva di vedere quegli alberelli, fieri delle loro antiche pieghe, orgogliosi simboli del paradiso, stretti con le loro radici in un abbraccio voluttuoso, sotterraneo, nascosto agli occhi di chi veramente non voglia vedere. Abili cacciatori dei sensi.
Una geometria agricola che parte dal piccolo, dal dettaglio anche insignificante, per poi permettere lo sviluppo di una conoscenza autentica e sincera del paesaggio.IMG_0745 Scriveva Camporesi di una <<convergenza sinergica tra operosità creativa e visualizzazione della realtà>>.
L’ambiente sottintende l’esserci, il viverci, mentre il paesaggio altro non è che la manifestazione sensibile dell’ambiente, la realtà spaziale, sentita, una scatola comunque vuota al proprio interno. L’amenità dei campi non avrebbe alcun senso se sprovvista del rumore del trattore, del muggire dei buoi che trainano l’aratro, del profumo del mosto e della puzza degli escrementi d’animali.683951_345683 Ciò che ci circonda, ciò che da sempre ci emoziona, osservato con una prospettiva diversa. Non solo incontro tra bellezza, proporzioni, colori e forme. Piuttosto la visualizzazione della realtà attraverso un’operosità creativa.
Quello che ne vien fuori è quindi un affollato scorcio di umanità, non è solo la vista a essere mobilitata ma tutti e cinque i sensi, <<è un po’ come smarrirsi e ritrovarsi in un mondo trascorso che, inaspettato e inalterabile, è ancora all’opera accanto a noi. E ci attende, dietro l’angolo del tempo.>>

Macchiaioli-news-1024x683-1024x480La serata scorre via veloce, decisa sempre di più a marchiare indelebilmente il nostro animo. Tutto comincia a essere più chiaro. I Cannonau sono agili, vivaci, promettenti, giocano a rincorrersi e a lanciare grida di gioia. Ognuno è portatore del messaggio di chi, sporcandosi le mani tutto l’anno, li ha potuti mettere in bottiglia.
Un bicchiere dopo l’altro sfilano tutti sotto il mio naso, c’è la macchia mediterranea, l’integrità e la succulenza del frutto, la spinta dirompente di una freschezza d’alta quota accarezzata da un soffio di sale marino, una vitalità che lascia esterrefatti.
Non sembrava più arrivare la fine, non per la quantità di vino bevuta, ma per la sensazione netta, fissa e definitiva che tutto ciò non poteva non essere che un grande inizio.
I saluti sono di prassi, gli arrivederci d’obbligo.
Mai manchede una tassa e vinu!
Viva Mamoiada! Viva il Cannonau!

Bruno Frisini

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