O Critone, noi siamo debitori di un gallo ad Asclèpio: dateglielo e non ve ne dimenticate.
Platone, Fedone
Corrado Cagli e il sublime post-kantiano
Corrado Cagli. Folgorazioni e Mutazioni è il titolo della mostra che Palazzo Cipolla dedica al grande artista marchigiano a cura di Bruno Corà.
Una mostra davvero sublime ed emozionante in ragione della profondità del genio mutevole di Cagli (1910–1976) che il curatore ha concepito quale vivisezione delle varie fasi umane e creative dell’artista: Scuola Romana (1928 – 1938); la virata neometafisica durante il periodo vissuto a New York (1946 – 1947); gli studi sulla Quarta dimensione (1949); i Motivi cellulari (1949); le Impronte dirette e indirette (1950); le Metamorfosi (1957 – 1968); le Variazioni orfiche (1957); la serie delle Carte (1958 – 1963); le Mutazioni modulari sviluppate fino alla metà degli anni Settanta prima di morire nel 1976.
Un genio libero, ciclico, polifonico e multiforme quello di Cagli dall’ispirazione celeste per cui il disegno va letto tra le righe perché è “scrittura” ma va anche saputo ascoltare perché è “canto muto”. Mago dell’immagine precedente all’immaginazione, immerso senza sdoppiamenti tra figurazione e astrazione, attitudine o vocazione che qualcuno ha definito “schizofrenia stilistica” proprio per questa sua inquietudine creativa di fondo, questa urgenza innata di contaminarsi che lo spinge ad utilizzare varie tecniche (monotipo, ceramica, aerografo, sculture in ferro) e ambiti espressivi diversi (murales, arazzi, costumi, “pittura teatrale” non scenografia come ci teneva a puntualizzare anche lui).
Nella prima sala della mostra simbolicamente al centro, troviamo i bozzetti architettonici della Fontana dello Zodiaco di Terni come a rivelare la costellazione anamorfica della visione astrale di Cagli, così vengono alla mente le figurazioni primordiali – primordio è un termine assai caro a Cagli – e viscerali emergono alla memoria le simbologie stregonesche e pre-scientifiche dei Tarocchi, La magia del linguaggio: i tarocchi di Corrado Cagli e Charles Olson.
Corrado Cagli è un “artista copernicano” come ebbe a definirlo Carlo Ludovico Ragghianti. Un visionario combattuto tra molteplicità e irrequietezza, pensiero speculativo e applicazione manuale. Nella seconda sala si rimane stupefatti ad osservare le ceramiche dipinte da lui, ad ammirare ammaliati l’applicazione del suo genio artistico d’impronta dionisiaca su materiali ben diversi dai fogli e dalle tele. Lo si vedrà poi anche nella collaborazione con Scassa di Asti “ancora più perfetto dell’arazziere Lurçat” per la fattura di arazzi moderni giganteschi che andranno a decorare navi crociera di lusso come la Leonardo Da Vinci.
“Disegnare vuol dire capire e giudicare” Corrado Cagli
“(…) l’efficacia ottenuta da De Chirico in taluni suoi dipinti metafisici per il fatto di aver usato contemporaneamente, contaminandoli tra di loro, i due principi della prospettiva centrale e di quella isometrica, così da ottenere quell’effetto di assurdità delle immagini, caratteristico di molti dipinti surrealisti.”
Corrado Cagli con le sue Carte bidimensionali metamorfizza un’infinità di piani, forme, figure, enigmi, allucinazioni, creature, visioni, stratificandoli a partire dalla carta iniziale, dal foglio-supporto originario che si mostra quale pareidolia o “fantasia pre-linguistica” direbbe il Giorgio Colli della Filosofia dell’Espressione, sovrapponendo universi paralleli illusori e proprio perciò reali. Cagli amava molto l’Elogio della Pazzia di Erasmo da Rotterdam tanto che ne ha tratto delle bellissime, giocose e folli illustrazioni che ritroviamo esposte verso la fine del percorso espositivo. Sono disegni arcigni in chiave sarcastica esattamente nello spirito umanistico, nell’afflato libertario del libro di Erasmo che è stato illustrato anche dal supremo Hans Holbein.
“La pazzia costruisce città, imperi, istituzioni ecclesiastiche, religioni, assemblee consultive e legislative: l’intera vita umana è solo un gioco, il semplice gioco della Follia.” Erasmo da Rotterdam
Visitare questa mostra eccezionale dedicata a Corrado Cagli è stato per me un festa dell’anima, un tripudio d’intelligenza visiva, ironia grafica, genio creativo, manualità artigianale, curiosità scientifica e conoscenza umanistica a tutto campo. La felicità dei sensi espansi, la magia dell’apertura mentale di quando l’Arte è Poesia e la Poesia è Arte. Mentre oggi ahimè tutto attorno impera la CCSS (Cacca di Cane Seccata al Sole) ma la chiamano arte, cultura, bellezza, letteratura… quando sono soltanto scemenze omologate da figli di papà, provocazioni intestinali da bambinoni raccomandati cresciuti male, performances idiote derelitte, stronzatelle pseudo-artistiche con l’approvazione adulatoria (leggi leccaculo) di accademie, fondazioni, musei decrepiti, applaudite dalle ammucchiate amorfe dei soliti, troppi rincoglioniti acefali paganti.
Il panno rosso a forma di festoso punto interrogativo nel dipinto a olio su tavola intitolato La Tromba e il Calice già nel 1935 presagisce un futuro amaro giunto amarissimo come cicuta mortale fino a noi, fatto di squallore mercantile, servilismo intellettuale e morte civile dell’ironia. L’assassinio vigliacco dell’economia tritacarne alle spalle dell’intelligenza critica. È insomma un punto interrogativo rosso che squilla amareggiato come tromba nei nostri occhi in quanto “scrittura disegnata” ovvero “canto muto” funebre sulla nostra moribonda contemporaneità.
Dice bene allora il mio caro amico Stefano Marotta, a fustigare senza scampo gli scemetti del contemporaneo, che:
“Quel gruppo di amici di Emilio Villa è il punto più alto delle arti visive degli ultimi 50/80 anni nel mondo, Da Burri a Nuvolo, da Capogrossi a Afro, da Fontana a Mirko, da Turcato a Marotta, da Tano Festa a Cesare Tacchi, da Cy Twombly a Aldo Natili a… a…“
Anche se probabilmente gli scemetti del contemporaneo sono solo un prodotto tipico connaturato ad ogni attualità, mentre la constatazione più amareggiata di tutte resta quella che ci fa avvertire questo nostro XXI secolo quale epoca della civiltà dell’immondizia incontrollabile, piaga contaminante della futilità spirituale e della falsificazione d’ogni cosa, evento o persona filtrati attraverso il medium della Pubblicità, Magia Nera del Capitale.
“Ecco il quadro che ad ogni casa ad ogni ambiente da’ un’impronta di buon gusto, di personalità. Ecco il brandy che in una cornice di eleganza dona ad ogni ambiente ad ogni casa la propria personalità. In tutte le occasioni un Senior brandy Fabbri. Al bar, in casa ovunque Senior Fabbri. Senior Fabbri, il brandy invecchiato nel tempo!”