L’Alfabeto tra Suono Segno Sogno Visione Invenzione Gesto Memoria Potere
Non si vive in un paese, si vive in una lingua.
(Emile Michel Cioran)
In altra occasione avevo già fatto riferimento a questo gran bel sito della Popova scoperto via Twitter – Brain Pickings – che è una vera e propria miniera di stimoli intellettuali, risorsa instancabile di curiosità culturali, catalogo di recensioni informative ed approfondimenti sui più svariati temi che riguardino letteratura, filosofia, arte, fumetto, musica, architettura, urbanistica, teatro, libri, società, costume, tecnologia, editoria in generale.Questo articolo che propongo e traduco piu sotto pertiene uno degli argomenti tra i piu affascinanti, inesauribili e segreti relativi al genere umano e cioè le fonti stesse della lingua: l’invenzione dell’alfabeto con tutto quel che si trascina dietro a strascico millenario in termini di genealogia della voce parlante, attribuzione di senso tra le parole e le cose e quindi relativamente alla potenza, alla forma, all’atto del linguaggio in sé quale organizzazione logica del significato e porta-voce della sostanza del mondo a misura di chi parla, di chi scrive, di chi ascolta.Fin dai tempi dell’università ricordo che il busillis dell’origine e dell’evoluzione del linguaggio era già allora una materia lavica da cui sono sempre stato attratto anche se devo ammettere che certi professorotti insulsi, certi emeriti analfabeti addottorati se non addirittura illustrissimi paraculi raccomandati di burocrati corrotti, di tromboni cagnacci mastini scacazzanti in cattedra ce la mettessero proprio tutta a farmi disamorare di una disciplina tanto nobile quanto abissale o addirittura babelica… eh già, proprio babelica, se non è il caso questo trattandosi appunto del misterioso meccanismo di formazione, di metamorfosi e funzionamento degl’alfabeti ovvero dei linguaggi stessi?
Ne ricordo uno in particolare di questi ottusissimi asinoni sapienti, che poi era pure il rettore della facoltà un tal Pretetti – anonimo anche a se stesso, figuriamoci – losco figuro semi-demente non solo all’apparenza che non avrebbe certo sfigurato nell’illustrazione anatomica della frenologia lobrosiana – atlante d’antropologia criminale – ove si descrive l’anomalia, la patologia ereditaria e l’atavismo criminoso a partire già dalla conformazione del cranio, le mandibole canine, gl’occhi troppo ravvicinati, le arcate sopraccigliari delinquenziali, le zampacce pelose prensili, il naso schiacciato fin dalla placenta da un cazzottone ben assestato – e quanto mai a ragione nel caso del nostro subumano Pretetti – dal darwiniano Dio della vita.
Insomma, questo viscido farabutto d’un gangster ex cathedra, frammassone con la facciatosta peggio di quel suo culone flaccidoso aveva impapocchiato un terrificante libro di testo con prefazione pietosa oltreché illegibile: Il Linguaggio, ovvero un’antologia raccogliticcia davvero mal assortita, una pubblicazione infame d’accozzati copia-e-incolla e taglia-e-cuci a casaccio poi rimescolati con lo sputo dalle varie teorie filosofiche sul linguaggio moltiplicatesi in Occidente malgrado scoraggianti e scorreggianti aborti professorali quali il Pretetti medesimo, a partire quindi dai Presocratici, gli Scettici, Aristotele fino a Vico, Hume, Herder, De Saussure, Benveniste, Cassirer, Pierce, Wittgenstein, Ricoeur, Chomsky.Mi è restata fin da allora tuttavia impressa in mente una trama florida di contemplazioni linguistiche, nonostante le buffonate involontarie, le perenni offese all’intelletto, le bassezze e le stoltezze accademiche di un cotale filosofesso teoretico di stocazzo, cioè il professor Untermensch Pretetti in carni et ossi. Mi colpirono insomma le meditazioni sul linguaggio elaborate dal grande linguista e pensatore tedesco Friedrich Wilhelm Christian Carl Ferdinand Freiherr von Humboldt (suo fratello minore era il noto botanico, esploratore e naturalista Alexander) che proponeva un ripensamento generale della “grammatica universale”, caratterizzando la quale proprio attraverso una messa in luce dei valori fonosemantici del linguaggio che è appunto anche l’oggetto mirabile di riflessione di questo volume stupendo di Timothy Donaldson Shapes for Sounds recensito dalla Popova come segue oltre e che mi auguro verrà presto tradotto pure da noi… Ma se poi non sarà mai italianizzato poco importa, anzi consiglio spassionatamente di acquistarlo comunque “in lingua” poiché è scritto visualmente nel “linguaggio dei segni” che non prevede confini geografici, se ne infischia delle frontiere nazionali dato che è proprio di questo che tratta: l’universalità del segno grafico-vocale perché, appunto come ci ricorda De Saussure: “Il segno linguistico unisce non una cosa a un nome, ma un concetto e un’immagine acustica.”
Le forme dei suoni: una storia visiva dell’Alfabeto – Shapes For Sounds (recensione di Maria Popova al libro di Timothy Donaldson)
Di come l’anatomia della lingua abbia a che fare con le bandiere delle navi e con l’evoluzione della comunicazione umana.Sono infinitamente affascinata dall’intersezione di immagine e suono difatti questa ossessione per gli alfabeti è ben documentata anche nel mio sito. Dunque nutro un’assoluta devozione verso Shapes for Sounds di Timothy Donaldson (Cowhouse), che esplora una delle creazioni più fondamentali della comunicazione umana cioè l’alfabeto, attraverso un affascinante viaggio nel: “perché gli alfabeti sono come sono, quello che è successo loro dall’invenzione della stampa, perché non potranno mai cambiare e come avrebbero eventualemente potuto essere”.Nonstante il tomo sia ricco di belle, sontuose illustrazioni e caratteri tipografici – come i 26 splendidi grafici illustrati che ripercorrono l’evoluzione dalle lingue parlate agli alfabeti scritti – il libro non si limita ad essere soltanto un mero piacere per gli occhi. Donaldson, tipografo, progettista grafico e insegnante, scava in profondità nella antropologia culturale di come le lettere sono state cristallizzate dai suoni, i testi inventati, le parole formate e le convenzioni linguistiche indottrinate.Così scrive Donaldson:
“L’alfabeto è una delle più grandi invenzioni al mondo; è semplice da imparare ed ha permesso la conservazione e la chiara comprensione dei pensieri della gente. Ancora oggi mantiene un significato enorme; mentre l’avvento dei caratteri a stampa ha effettivamente ridimensionato un reale sviluppo della forme delle lettere, l’alfabeto è stato tuttavia maggiormente utilizzato proprio negli ultimi 500 anni rispetto al passato. La tipografia è il motore del progetto grafico, mentre la scrittura ne è il carburante. Ma più di tutto, l’alfabeto è stato il catalizzatore di tecnologie di comunicazione di massa, dal codice Morse a Internet.”Anche se l’alfabeto latino è il punto focale, Donaldson esplora una gamma incredibile di storia comparata, dalle antiche tradizioni calligrafiche ai semafori, ai codici a barre e al sistema binario, esponendo una magnifica impollinazione incrociata di discipline – progettazione, tipografia, anatomia, fonetica, sociologia, linguistica, psicologia e altro ancora – che ha dato vita ad una delle tecnologie più antiche e potenti della nostra civiltà.
Donaldson considera poi la gioia primordiale che la grafica riesce a suscitare:
“Mi piacerebbe avere l’esperienza di ricevere buste da lettera postali attraverso la mia porta senza indirizzo, ma solo con una foto di me e della mia casa sulla parte anteriore. Vorrei comprare un giornale pieno di nient’altro che immagini e dispositivi grafici, o di ritrovare la strada di casa utilizzando segnali stradali composti solo di frecce e disegnini, ma credo che questi eventi siano ancora molto lontani da venire. Per attraversare i confini nazionali è ancora richiesto un documento testuale; il passaporto non è soltanto una foto del tuo volto. La dichiarazione dei redditi obbligatoria è un documento che, se ignorato, farebbe di te un criminale, non contiene alcuna immagine. Il codice della strada presenta molti segni basati su immagini, ma deve essere sempre spiegato a parole. Interent è formato al 95% di testo.”
Shapes for Sounds si presenta come l’ennesima perla dai genietti della Cowhouse di Mark Batty, il mio editore indipendente preferito che ci ha lasciato altre eccellenti pubblicazioni quali Notations 21, Cultural Connectives, Drawing Autism e altro ancora come Dogs in Books: An Illustrated History.