La vera “Verità” dell’Oenologia Diarrheica del Von Strünz
Da un simpatico libercolo di Vittorio Rubiu sulla Caricatura, leggevo a scatole cinesi un passo tratto dal Gombrich a sua volta in Ernst Kris, Ricerche psicoanalitiche sull’arte:
“Era diffusa credenza (codificata in un testo attribuito ad Aristotele) che per conoscere il carattere di un uomo bastasse individuare nella fisionomia i tratti dell’animale a cui somigliava di più. L’uomo con lo sguardo fisso come i pesci era freddo e taciturno; il viso da mastino tradiva l’ostinatezza.”Dunque pensavo tra me, a che animale raro rassomigliava quel viscido hemphillia dromedaries di Bellapietroia? Qual genere di piattola succhiapiscio, tafanaccio mungi sangue, che biscia di fango putrido, ottuso pidocchio d’ornitorinco o blatta leccamerdiera? Quid est Veritas? Niente, non ne venivo a capo a rivoltare in lungo e in largo la tassonomia tutta del globo animale. Poi ho capito: Bellapietroia è bestia in sé – neppure troppo rara – razza coglionastra, specie genere famiglia ordine classe phylum regno dominio, un idiotone d’animalaccio a sé bastante per via ontogenetica e per filogenesi… è questa e basta la Verità! A voler approfondire oltre, esorto alla consultazione di Oenologia Diarrheica del Von Strünz:
<<La Verità di Libero come il Metanolo derivano entrambi dall’idrolisi dei legami esterei presenti nelle pectine metossilate catalizzate dalla Pectinmetilesterasi della faccia merdaccia di Bellapietroia etc. etc.>>
Ho quindi, con gusto rinnovato, continuato a leggere il buon Rubiu:
“La caricatura è, per sua stessa natura, moralistica. Descrive ed esagera difetti o vizi, ma nello stesso tempo suscita il riso; e poiché colui che ride si pone in posizione di superiorità rispetto a colui di cui ride, la derisione del vizio indica la superiorità della virtù… Costituisce così una sorta di riscatto o di catarsi: non si teme ciò di cui si ride.”