Pomeriggio di fine agosto 2011 (raccolta stra-anticipata quest’anno, sarà una delle vendemmie peggiori di sempre?). Ora di pranzo, all’ombra delle rigogliose vigne del syrah cortonese. Migliaia di rondini sfiorano il prato per nutrirsi d’insetti prima di prendere il volo verso l’Africa lontana. Conversando di musica brasiliana e del movimento tropicalia con produttore olandese di vino in Sudafrica, sorseggiamo questa splendida, finissima bollicina come very gentlemen affaticati dall’afa all’ora del lunch time. L’annata, si sa, è di quelle memorabili. Il colore ha la doratura dei campi di grano riflessi nello specchio del Trasimeno poco distante; tutt’attorno si percepisce quasi al tatto il respiro lento e l’abbraccio fraterno della campagna toscana “sospesa nel tempo” come in un affresco di Simone Martini; freschezza piena sia alle narici che sulla lingua ma soprattutto in gola fin giù nelle viscere dove s’accompagna con spaghettoni Verrigni cotti al chiodo in salsa di pomodori appena colti, basilico, peperoncino dell’orto e filo d’olio leccino; un sorso richiama subito l’altro (per dissetarsi davvero non basterebbe un bel Fûte de Chêne per persona…); eleganza massima e persistenza ad libitum. Può uno champagne fondere in un solo elemento armonico il cuore con la mente? Questo Winston Churchill 1996 all’apertura del tappo ha sfiatato un “SI” tanto secco, luminoso, rigoroso e concreto come la facciata romanica della Concattedrale di Santa Maria in Cortona.